Temi sociali

Musetta è un gatto da adottare ma ancora non lo sa

gatto randagio da adottare musetta
Written by Tommaso

Lei è Musetta.

Credevo fosse maschio, l’ho vista un giorno e ho notato quel muso un po’ gonfio, avrei detto “paffuto” a differenza del resto del corpo che invece era tutt’altro che in salute.

Neanche il muso era del tutto in forma però, alla fine è saltato fuori che quel rigonfiamento caratteristico è dovuto a un’infezione gengivale. La prima volta che le ho portato del cibo l’ha affondato per intero nella scatoletta, non curandosi del fatto che fosse un cibo per gatti con problemi intestinali, quindi non propriamente il più saporito del mondo. I miei due gatti, quelli che vivono in casa con me per intenderci, quando hanno avuto bisogno di mangiarlo hanno regolarmente inscenato 10 minuti di proteste prima di accettare che per il loro bene la cosa giusta da mangiare fosse proprio quel poco appetitoso agglomerato di pappa per gattini problematici. Lei no, lei aveva talmente tanta fame che neanche son riuscito a vedere la sagoma del muso per i primi minuti in cui ha avuto a disposizione quella nuova pappa.

Era magra, sporchissima, con le orecchie rovinate da un’infezione diversa di natura ma che teneva compagnia a quella delle gengive e alle zampe e al pelo neri pioggia, ma io sono certo che sia tenera anche senza tutti questi problemi che purtroppo la caratterizzano.

musetta da adottare

L’ho catturata, anche se vorrei dire che l’ho raccolta. Invece è stata dura.

È diffidente, mi ha graffiato un dito quasi lacerandomi il polpastrello, non si avvicina di buon grado quando le si porta il cibo o quando si prova ad avere qualsiasi tipo di scambio con lei. Quindi è stata una vera e propria lotta prenderla, ho procurato una gabbia-trappola grazie a una splendida ragazza che per amore e passione si “occupa” proprio di questo, aiutare i gatti! L’abbiamo posizionata e con l’inganno dell’ennesimo pasto facile abbiamo rinchiuso Musetta a sorpresa… ma quanto è vero che l’abbiamo fatto solo per lei.

L’ho vista per tre/quattro giorni sempre sullo stesso cumulo di sacchetti di terreno, ad un paio di metri da una strada dove le auto corrono. I sacchetti, pieni di terra e macerie sono forse l’unica cosa che le permetteva di stare “morbida” a dispetto dell’asfalto, un po’ più in alto del livello del suolo così come piace ai gatti, ma non troppo perché di giochi e percorsi non ce ne sono per strada, soprattutto se hai circa 7 anni, li hai vissuti tutti di stenti e sei così mal messa.

L’ho portata in clinica e la dottoressa che l’ha presa in cura mi ha chiesto “come la vuole chiamare?”. Ed anche se tutti mi continuano a dire che è un nome di merda, la prima cosa che ho visto è stato quel muso, e quindi ho detto Musetta.

Dopo circa 4 giorni di ricovero, Musetta ha davanti a sé una doppia chance: un’ecografia addominale non è riuscita a distinguere se abbia un linfoma intestinale o uno stato infiammatorio grave, oltre che le sopracitate infezioni alle orecchie e alle gengive.

È stata naturalmente trattata per tutte le patologie superficiali come quelle micotiche, per l’acariosi alle orecchie, le è stato applicato l’antiparassitario, mangia regolarmente e in questi giorni (poverina) fa tanti esami per capire bene come sia la sua situazione. Per fortuna, è negativa a FIV e FELV, quindi non ha infezioni trasmissibili.

Al netto della questione intestinale, quella che ci dirà se il tumore c’è o meno, ha anche un’anemia (però più o meno ce la si aspetta da un gatto randagio che ha mangiato poco e male per tutta la sua vita), e i reni policistici che potrebbero cedere da un momento all’altro.

Dovrà fare trenta giorni di cure per sfiammare cosa c’è di sfiammabile, cortisone e antibiotici, e capire se abbia o meno questo linfoma. Avrebbe bisogno di carezze ma quelle è lei a non volerne, non le conosce, forse non ne ha mai avuta una e non sa neanche cosa significhi ricevere amore e attenzioni.

Ho due gatti, sono cuccioli, hanno circa 6 mesi, si chiamano Cookie e Candy, eccoli qui. Sono gatti siberiani, ho sofferto più a scegliere di comprarli che in altre situazioni difficili della mia vita ma sono allergico e non poco, e questi gatti sono ipo-allergenici, mi permettono di convivere con loro senza farmi chiudere la gola e farmi prudere gli occhi fino a volermeli staccare, li ho presi da un’appassionatissima ragazza che si chiama Anna e il suo allevamento è linkato poche parole fa.

Ecco perché non posso tenere Musetta con me, non finirebbe bene né per Cookie e Candy né soprattutto per me, ma vorrei… altroché se vorrei!

La stessa ragazza che mi ha aiutato a prendere Musetta mi ha suggerito la Pensione Coracolò in provincia di Benevento, mi dice che il proprietario, Ciro Coraggio, è una persona eccezionale e tra le tante cose la sua pensione accetta gatti a lunga permanenza, anche a vita se necessario. Io non so se é la scelta giusta, ma so che per almeno un mese di terapia questa cosa serve a Musetta più a che a me. Non so se passare dalla libertà della strada a un box di riposo sia la cosa giusta, ma se tiro le somme Musetta viveva affamata sulla stessa auto probabilmente da settimane, se non mesi, negli ultimi giorni l’ho trovata sempre lì, a qualsiasi ora, lontana dagli altri gatti, lontana dalle persone, anche sotto la pioggia.

Prima che la prendessi mi ha seguito, per un attimo ha preferito il mio odore, il mio rumore, alla pappa, e ha compiuto il gesto strappacuore di fare cento metri e spostarsi dalla sua zona di comfort.

 

Cosa è giusto fare?

Cosa sia o non sia giusto é una specie di chimera in una situazione del genere, da una parte c’è l’egoismo, seppur sano, di fare una scelta che tuteli la sua salute e i miei sensi di colpa nel non poterla accogliere. Dall’altra c’è l’oggettivo riconoscimento di un tenero gattino che da solo, senza aiuti, per strada, sarà destinato a una morte forse veloce forse lenta ma sicuro silenziosa, lontana da tutti e probabilmente sofferta.

Le storie in cui qualcuno adotta un gatto così sono da giornale, da video virale che gira su Tik Tok, su Instagram, da film: un giorno qualcuno prende un gatto diffidente, lo porta con sé a casa, lascia che viva in quell’angolo del salotto senza mai avvicinarsi per settimane, fin quando una sera mentre la televisione fa girare la solita serie, quel gatto esce da quell’angolo e si rannicchia ai piedi del divano, scegliendolo da solo.

Non riesco a immaginarmela così la vita di Musetta, e sono triste da non poterlo spiegare a non esser in grado di scriverla io questa storia, quindi forse lascerò che una pensione si prenda cura di lei e l’andrò a trovare di tanto in tanto senza mai avere il piacere di vederla fidarsi davvero di me.

Certo, se qualcuno di voi avesse una penna per scrivere questa storia..

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Oggi, 9 agosto 2023, si è felicemente chiusa la storia di Musetta.

La sua trafila clinica è passata per altre mille peripezie, le son stati asportati tutti i denti che a quanto pare erano alla base delle infezioni gengivali ma per fortuna il dato su cui l’ipotesi del linfoma intestinale era sostenuta è venuto meno, quindi probabilmente avrà una vita più lunga delle aspettative che mi ero dato.

Grazie a una super veterinaria, sono stato messo in contatto con una super volontaria che, sentita la storia, presa a cuore, mi ha aiutato a destinare Musetta verso un’oasi in nord Italia, in un contesto super protetto, recintato ma sconfinato, con zone gioco all’aperto e al chiuso, cibo fornito dal comune e volontari veterinari e non.

Una specie di paradiso in terra per gatti, dove Musetta potrà conservare il suo spirito libero sotto gli occhi di persone attente che alla prima difficoltà potranno aiutarla.

Non ha trovato una casa, ma se fossi un gatto vorrei vivere dove Musetta è andata oggi!

La località è super segreta, nel vero senso della parola. Non ho avuto il nome, ho solo ricevuto tanti video su come si stia ambientando e riposando nella sua nuova “casa”. Non accettano randagi qualsiasi, ma hanno un protocollo di ingresso controllato particolarmente rivolto a casi speciali di gatti pesantemente malandati e non adottabili come lo era Musetta!

 

Grazie ❤️

About the author

Tommaso

Gran parte della giornata passa lavorando. Facendo due calcoli, se dormo 8 ore e lavoro 8 ore me ne restano altre 8 per fare ciò che voglio e magari divertirmi. Di solito, 7 le impiego per decidere cosa fare, 30 minuti per prepararmi, 20 per spostarmi, 10 minuti pieni per godere del tempo libero. A questo punto resto a casa e apro un blog!

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