Progetti personali

Questi farmaci hanno salvato la mia vita, per questo motivo ho creato Miraculous Medicines

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Written by Tommaso

Era una sera di dicembre, non ricordo esattamente che giorno fosse ma da qualche parte devo avere un referto del pronto soccorso che può dirci di più.

Ricordo di per certo che ero messo comodo sul divano, vedevo la televisione insieme ai miei genitori, avevo 19 anni.

Avvertii un dolore intenso al testicolo sinistro, d’istinto lo toccai nel punto esatto da dove il dolore sordo proveniva e impegnai davvero pochi secondi a capire che in quel preciso momento, una sera di dicembre 2011, la mia vita stava cambiando.

Sarà che in famiglia la parola tumore non è mai stata troppo trattenuta, sarà che -in ordine sparso- di un tumore qualsiasi si sono ammalati i miei due nonni, sia quello materno che paterno, una mia zia sorella di mio padre, anche all’altra sorella è toccata più o meno la stessa sorte (anche se in modo più lieve), per non parlare di gran parte dei fratelli e delle sorelle di uno di quei nonni, quasi tutti morti in un modo o nell’altro per le conseguenze di un tumore.

Sarà che il cancro quando inizi a chiamarlo per nome fa molto meno paura, e per sdoganare un termine del genere basta solo ripeterlo un centinaio di volte all’interno di qualche discorso umoristico.

Sta di fatto che quella sera di dicembre non ebbi più a pensare ai regali di natale ma ad altre cose da fare.

La prima di queste fu dirlo ad alta voce.

“Ho una pallina nel testicolo sinistro”.

Mio padre, che aveva la stessa dose di informazioni assorbite sull’argomento, disse prontamente di andare in ospedale giusto per far dare un’occhiata, “non si sa mai” disse.

Pronto soccorso, codice verde quanto un prato in primavera suppongo visto che la vita non era in pericolo. Mi videro un paio di urologi arrivati in consulenza dal reparto del piano superiore e pare che avessero più paura loro di me a dire cosa credevano che fosse.

“Bisogna fare un’ecografia in questi casi, di solito il referto è chiaro ed è necessario indagare e agire prontamente” fu il succo di un bel po’ di giri parole.

Ecografia fatta probabilmente il giorno dopo, massimo due. Visita dal chirurgo, suggerito dalla cerchia di amici coinvolti, fatta entro altrettanti due. Sia nel primo che nel secondo incontro l’evidenza fu una: finché non apriamo non sappiamo cosa sia ma, di solito in questi casi, già possiamo parlare di tumore al testicolo.

Seguendo una roadmap quasi standard, e vi assicuro che nella mia testa, più o meno, l’idea di come sarebbero andate perfettamente le cose c’era già, venivo quindi operato in un’altra sera del mese di dicembre 2011.

Non nascondo che prima dell’intervento avevo riposto una manciata di speranze nell’ipotesi che potesse trattarsi di qualsiasi cosa purché non di un tumore, invece non appena aprii gli occhi in sala operatoria, subito dopo, alla mia pronta domanda del “cosa era?” la risposta fu sincera “l’abbiamo tolto”.

Avevo perso una palla?

“Poco male” mi dissi, c’è l’altra, “non pensavo che il cancro fosse così una passeggiata” mi venne ancora da riflettere.

Di solito a quel punto inizia la trafila per cui bisogna approfondire l’esame istologico, indagare se nel resto del corpo vi siano delle metastasi e programmare il piano successivo di conseguenza, se proseguire con altri interventi -se necessari- o definire un piano in cui siano presenti chemioterapie, radioterapie o altri tipi di trattamento.

Una cinquantina di giorni dopo, successivamente al riscontro dell’istologico che recitava Carcinoma embrionario, comprensivo ovviamente di invasione vascolare e markers tumorali alterati, iniziavo le chemioterapie secondo lo schema PEB.

E su questo vorrei aprire una ricca parentesi che di fatto serve a spiegare come un farmaco ha cambiato la mia vita e quella di migliaia di altri malati di tumore al testicolo.

PEB, nella dicitura comune italiana, in quanto a livello internazionale si usa dire BEP, è lo schema chemioterapico di base per tutti coloro che presentano un tumore al testicolo non-seminomatoso, ossia come il mio.

L’acronimo sta ad indicare i tre farmaci che lo compongono:

Benché sia Bleomicina che Etoposide fossero già utilizzati come farmaci nella lotta al cancro, il Cisplatino è l’elemento chiave nella sconfitta quasi definitiva di questa malattia.

Insomma, se io scrivo e racconto questa storia è grazie al Cisplatino, grazie al progresso permesso dalla ricerca scientifica, grazie a quell’immenso apparato di regole e cerimonie che hanno gettato le basi affinché ricercatori e scienziati sparsi in ogni parte del mondo potessero scoprire cose in grado di migliorare e salvare le nostre vite dalla sofferenza e da una fine precoce, dandoci semplicemente la possibilità di continuare il nostro percorso con la consapevolezza che non sarà un imprevisto qualsiasi a porre fine a tutto.

Il Cisplatino è stato scoperto quasi per caso e la storia è raccontata qui dalla fonte ufficiale (https://www.cancer.iu.edu/news-publications/Einhorn.shtml).

La riassumo di seguito.

Nel 1974, Lawrence H. Einhorn, oncologo, che era nuovo all’Università dell’Indiana, ha testato per la prima volta questo farmaco a base di platino con due farmaci aggiuntivi che erano efficaci nell’uccidere le cellule tumorali del testicolo. La combinazione è diventata la cura per questa malattia un tempo mortale. Nei primi anni ’70, John Donohue, era il riferimento mondiale in quanto a tumori del testicolo, aveva infatti messo in pratica un intervento chirurgico radicale che altri chirurghi urologi non eseguivano. Nonostante fosse il leader mondiale indiscusso nell’approccio chirurgico al tumore ai testicoli in fase iniziale poteva vantare soltanto il 20% di sopravvivenza nei suoi pazienti quando in questi la malattia si era diffusa all’addome. Oltretutto, quando neanche l’intervento poteva essere condotto, la prognosi del tumore al testicolo era uniformemente infausta e portava a morte certa in poco tempo. Nel 1973, il Dr. Donohue accolse con favore la scoperta del Dr. Einhorn alla facoltà della Indiana University School of Medicine, iniziando un percorso che li avrebbe portati ad essere il team con il più alto numero di casi trattati al mondo di tumore testicolare. Dall’impiego del Cisplatino in poi, il tumore al testicolo è diventato a tutti gli effetti una malattia curabile in ben più del 90% dei casi, arrivando a toccare quote superiori al 99% di guarigione in specifiche circostanze. Oggi, dal tumore al testicolo, si guarisce quasi sempre, anche qualora ci si trovi di fronte a una diffusione avanzata e metastatica della malattia, i rari casi che presentano caratteristiche chemioresistenti o non riescono ad essere affrontati con la chirurgia hanno ancora bisogno che la ricerca avanzi affinché si possa affermare con fierezza di aver definitivamente sconfitto una patologia oncologica.

Tornando alla mia storia.

Le chemioterapie hanno segnato un momento piuttosto difficile della la mia vita, non credevo avrei sofferto tanto, tuttavia ho avuto ferma la consapevolezza che ogni giorno di sofferenza sarebbe stato un giorno tolto all’avanzare della malattia, così mi son dato forza grazie alla fiducia nella scienza, sapendo che quel percorso era valido non perché qualcuno avesse decretato così ma perché quel qualcuno aveva sperimentato tanto fino a raggiungere il successo.

Prima dell’inizio del trattamento presentavo anche una piccola localizzazione polmonare, verosimilmente una metastasi, dopo il trattamento non c’era più.

Ero guarito, almeno la prima volta, almeno per qualche anno.

Era una sera di novembre, ero in ospedale per i miei dovuti controlli di follow-up, era il turno dell’ennesima ecografia testicolare, fatta questa volta al testicolo superstite.

Avevo il sentore che la faccia del medico volesse nascondere qualcosa mentre invece -ovviamente- non ci fu nulla da nascondere.

“C’è una piccola area opaca nel testicolo rimasto” disse.

“C’è un altro tumore nel testicolo destro” pensai.

Venivo operato in un’altra sera del mese di novembre 2014, mi toglievano l’altro testicolo e con quello la possibilità di avere altri tumori al testicolo -era ora!-, non di certo la sfortunata evenienza di presentare metastasi a distanza.

Iniziavo in quel momento due altri percorsi, uno già noto, quello in cui avrei ripetuto tutte le indagini di controllo per scongiurare la diffusione della malattia, proprio come avevo fatto nel primo caso, e uno meno noto in cui avrei iniziato (e mai più smesso) di assumere un farmaco per il mantenimento della mia connotazione sessuale maschile e per il sostentamento di tutte le funzioni vitali garantite dal testosterone.

Una siringa di testosterone ogni tre mesi, poi una al mese, talvolta il gel, di farmaci a base di testosterone ne ho provati diversi fino a giungere alla migliore alternativa possibile, quella maggiormente compatibile con il modo che ha il mio corpo di assorbire il farmaco.

Undecanoato, enantato, propionato e forse altri ancora, ho fatto una discreta esperienza di quante varianti del testosterone sintetico esistano per salvare la vita e l’identità di una persona e altrettante volte sono rimasto compiaciuto del fatto che la scienza non si sia fermata alla risoluzione del problema ma abbia approfondito a tal punto da offrire un’alternativa. Con alcuni di questi farmaci sarei sopravvissuto lo stesso, ugualmente avrei conservato il mio aspetto fisico, avrei però sicuramente fatto i conti con tantissimi effetti collaterali che -sempre grazie alla ricerca- altre molecole hanno potuto contenere.

Per quanto riguarda il cancro, sono guarito anche la seconda volta.

La ricerca mi ha permesso di non sottopormi ad un trattamento preventivo, per fortuna i makers non si sono mai alzati per cui non è neanche stato necessario pensare a una cura adatta.

Ho potuto farlo perché è un’evidenza scientifica il fatto che in determinati casi, qualora questa malattia si presenti in assenza di certi indicatori di gravità, si possa aspettare e semplicemente tenere sott’occhio il corpo con qualche indagine regolare.

In questo caso la medicina mi ha salvato da sé stessa, dai suoi compromessi.

Ho avuto una metastasi, sicuramente secondaria al primo tumore al testicolo per tante ragioni che non starò a spiegare.

Nel mese di luglio 2017 sono stato sottoposto ad un intervento di addome maggiore abbastanza complesso, i medici mi hanno rimosso un Teratoma di circa 9 centimetri dal retroperitoneo. Porto una cicatrice un bel po’ lunga e qualche conseguenza dell’intervento non da poco ma sono guarito anche questa volta.

Sarebbe potuta andare diversamente, almeno in qualcosa. Il mio percorso diagnostico non è stato tutto in discesa, avrei forse potuto anticipare alcuni tempi, ma sono ancora qui.

Se io ho potuto fare la mia parte e dare il mio contributo, se i medici e gli infermieri hanno potuto fare la loro, se i miei amici hanno potuto esser presenti e la mia famiglia continuare ad avermi con loro è grazie alle piccole grandi scoperte che hanno caratterizzato l’evolversi della mia storia.

Se nel 1845 Michele Peyrone non avesse per la prima volta descritto il Cisplatino come composto chimico, se nel 1965, il chimico americano Barnett Rosenberg e i suoi colleghi dell’Università del Michigan non avessero identificato l’azione citotossica del Cisplatino sui batteri, se nel 1974 il dottor Einhorn non avesse avuto l’intuizione di sperimentare il Cisplatino nei malati di tumore al testicolo… io non sarei qui.

Senza le intuizioni sugli effetti benefici delle sostanze testicolari da parte degli Egizi, dei Latini con Plinio il Vecchio, degli Indiani con il medico Suśruta, dei Persiani con Johannes Mesuè il Vecchio, senza le ipotesi scientifiche del fisiologo Claude Bernard e di Charles Brown-Sequard sulle terapie integrative, senza le attività del premio Nobel Fritz Pregl, senza le prime sperimentazioni di trapianti testicolari ad opera di Loe L. Stanley e senza la scoperte dei vari Ernst Laqueur, Leopold Ruzicka e Adolf Butenandt riguardanti i fattori androgenici da replicare con il testosterone sintetico… io non sarei io.

Questi farmaci hanno salvato la mia vita.

Per questa ragione ho fondato, con il mio migliore amico Francesco, Miraculous Medicines.

Cosa è Miraculous Medicines

Miraculous Medicines è un progetto NFT, la cui validità tecnologica è valutabile a questo indirizzo, mentre il sito principale è raggiungibile su miraculousmedicines.com.

È una collezione di NFT (5000 pezzi numerati) in cui sono raccolti:

  1. quasi tutti i principi attivi più noti della medicina,
  2. alcuni tra i vaccini più importanti attualmente in uso (al fine di sposare in modo chiaro e deciso la buona causa dei vaccini),
  3. 5 elementi speciali eletti tra composti di largo consumo e di nicchia sia dal punto di vista dell’uso che della comprensione, oltre che da un punto di vista terapeutico.

L’intera collezione è stata sviluppata e lanciata in questo preciso momento storico anche per sostenere le attività della ricerca scientifica che sta venendo particolarmente ostacolata dagli schieramenti no-vax che mettono in dubbio sia il metodo che il fine.

Ogni NFT della collezione può essere acquistato a partire dal valore di 0,02 ETH (ETH è la sigla di Ethereum: gli Ethereum sono criptovalute in cui è possibile comprare gli NFT, e per questo genere di operazioni sono le più diffuse).

Nella pagina donazioni del sito ufficiale è possibile consultare quali sono gli importi che verranno devoluti alla ricerca scientifica per ogni NFT venduto.

Fino al valore di 0,2 ETH il devoluto alla ricerca scientifica sarà del 50%; oltre quel valore la differenza verrà interamente devoluta.

Questa storia, raccontata per intero in lingua inglese, la trovate qui.

About the author

Tommaso

Gran parte della giornata passa lavorando. Facendo due calcoli, se dormo 8 ore e lavoro 8 ore me ne restano altre 8 per fare ciò che voglio e magari divertirmi. Di solito, 7 le impiego per decidere cosa fare, 30 minuti per prepararmi, 20 per spostarmi, 10 minuti pieni per godere del tempo libero. A questo punto resto a casa e apro un blog!

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